Caro duemilatredici ti scrivo
30.12.2013 23:11Fino alle 23:59, ne minuto meno ne minuto più, il capodanno è di gran lunga la mia celebrazione preferita. Ho già spiegato quanto io sia poco legato alle formalità ed ovviamente non dovrete starmi a spiegare con stupido e scontato raziocinio che tra il 31 di dicembre ed il primo di gennaio passi una notte perfettamente uguale alle altre 364 o come senz'altro anche il mattino seguente sarà uguale a tutti i mattini precedenti ed ancora successivi. Tuttavia trovo più che mai romantica ed affascinante la possibilità di suddividere e valutare la propria vita mediante archivi siggilati di 31 dicembre in 31 dicembre allo strappare dei calendari.
L'ultimo dell'anno percepisco sempre una certa fibrillazione, soprattutto quando viene giù la sera: i negozianti a chiaia abbassano le luci e fanno il giro di vicino in vicino con la propria bottiglia in una mano per scambiarsi il fatidico brindisi colmo di bollicine e di speranze. A via roma e viale augusto i "vugumbrà" cercano di piazzare l'ultimo articolo teneramente intimoriti dai primi botti e da un'atmosfera da vecchio Far West, e l'aria che è sempre più frizzante, e densa ed umida, ed il vento che è freddo e che graffia via via sempre più.
Domani non cambierà esattamente niente dicevamo, ma trovo che la vita sia già abbastanza dura e noiosa per proibirsi il lusso di lasciarsi andare un po' a questa forse ingiustificata euforia. Mi capita poi, di solito verso le 23, di fermarmi un secondo a rivedere il classico film mentale, la slide-show degli eventi, i più e soprattutto i meno belli. (Ho anche una mia classifica degli anni dal migliore al peggiore, ma qua parliamo oggettivamente di nevrosi ed è chiaramente un altro discorso).
Ebbene stamane provavo ad immaginarla, questa slide-show del 2013. Di solito il mio brindisi di capodanno più che un augurio e un auspicio dai buoni propositi, è un bere "alla faccia di", rivolto agli eventi e le persone che hanno influenzato più negativamente la 365 giorni che va a chiudersi da lì a poco. Spesso capita che per un anno salutato tra le imprecazioni, ne arriva uno che te lo fa rimpiangere e rivalutare, e così via man mano soprattutto che cresci dentro e fuori insieme ai tuoi doveri e le tue responsabilità che riducono sempre più all'osso la spensieratezza di un tempo. Per quanto mi sforzassi, però, non sono proprio riuscito ad etichettare come negativo anche quest'anno, e detto da un disfattista nel DNA, non è certo roba da poco.
Suvvia, stiamo parlando dell'anno di N.I.P.E.S., dell'inizio della mia carriera para-giornalistica, delle mie gioie professionali ed economiche più importanti. E' l'anno di Barcellona, l'anno in cui il Napoli ha preso Higuain, Reina ed Albiol che vedevo solo alla playstation, del debutto in radio e in TV, delle interviste... dell'esperienza romana sofferta, rivalutata e soprattutto, non me ne vogliano gli amici capitolini... finalmente finita. No, proprio non me la sento.
Certo chi segue questo blog da un po' più di tempo sa che ci sono stati anche parecchi vuoti, ma non me la sento di attribuirli al 2013, erano piuttosto strascichi di un 2012 che non auguro a nessuno (eccola, la nevrosi di carattere gregoriano).
Il 2013 è il tipico studente da 5 e mezzo che ha ottenuto il massimo dalle sue possibilità, limitate per svariate cause tra cui non ultima l'ombra di un predecessore troppo ingrombrante e duro a morire; si chiude come il più classico degli anni di transizione e di purgatorio, e la mia speranza ovviamente è che possa aver gettato le basi (e che basi oggettivamente) per un domani non voglio dire migliore, che magari è banale, ma quanto meno diverso, sotto tanti, troppi, punti di vista, per star qui a scriverli tutti nel dettaglio.
Al di là della realizzazione professionale e dei sogni che inseguo, ciò che auspico più di ogni altra cosa per le prossime 365 lune è alquanto sottile, semplice ma fondamentale, e non fraintendete nella comprensione. Mi piacerebbe tanto poter riuscire ad essere ogni giorno ciò che al momento riesco ad essere soltanto da ubriaco. Mi spiego meglio.
No, non sto dicendo che voglio ridere come un deficente e parlare come un cretino, parlo piuttosto della speranza che due capodanni dopo, il 2012 con tutti i suoi "fantastici" detriti lasciati nello stomaco e nelle ginocchia, possa essere archiviato del tutto e smettere definitivamente di esistere. Non sulle tabelle e negli archivi storici, dove già è accaduto da tempo e dicevamo prima di come possa questo essere superfluo, quanto piuttosto dentro me. Già, dentro me, in questo involucro un po' ingrassato che, ahimè, se lo porta ancora dentro in modo caratterizzante e limitativo, alla faccia dello strappare dei calendari.
Vi lascio con i miei più sinceri e disinteressati auguri di un 2014 da protagonisti: nel bene e nel male. Vi auguro di riuscire a decidere voi e soltanto voi cosa dev'esserne della vostra vita. Vi auguro di non permettere a nessuno di limitarne i sogni e le speranze, di condizionarne in negativo gli stati d'animo, di lederne l'orgoglio e l'autostima, di ereggervi barriere di insicurezze e paure a voi tutt'attorno, di minarvi la serenità; non lasciate mai, sul serio mai mai, che qualcuno o qualcosa possa mettervi in standby in un celofan avvolto da filo spinato fino a due veglioni di capodanno dopo.
La vita è breve, ma quando insegui una rinascita e ricerchi la tua identità perduta, il tempo passa lento, troppo lento, lento, lento e lento.
Non dobbiamo, e non possiamo, permettercelo.
A.F.
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