Ma l'oro nero dove sta?

13.06.2015 03:16

Giocare a fare l'equilibrista sul filo spinato che sta tra il castello delle proprie convinzioni ed il desiderio ossessivo di vederselo demolire, è esercizio assai pericoloso per un ex(?)disilluso. Passi la vita a tentare di dimostrare di meritare le cose, ma quand'è esattamente che arriva il momento che le cose dimostrino di meritare te? Sono mesi che la gente tenta di spiegarmi che io non sia niente. Di definire ordinario un qualsiasi mio eventuale talento, cervellotica e lontana dal reale una mia riflessione, banale una mia intuizione, impossibile un mio sogno, stupido ogni mio problema, superficiale ogni mia conoscenza, inevitabilmente, sempre e comunque inferiore nel paragone, un mio qualcosa al cospetto di un corrispondente qualcosa altrui. 

Avverti gli incontrovertibili segni del tempo quando l’adolescenziale desiderio del controllare, di risolvere e rimettere le cose a posto, si trasforma nella più comoda e sicura arte del compromesso, dell’evitare, del non voler sapere. La vita è quell’istante un po’ breve e un po’ interminabile che passa tra la sensazione di onnipotenza iniziale e la successiva constatazione del proprio non potere.  E’ una cosa dura da accettare, specie per chi come me sognava di cambiare il mondo e soprattutto era convinto di poterlo e saperlo fare. La vita ti insegna ad alzare la testa, e poi te la riabbassa con una mano dietro la nuca. Il tutto seguendo un andamento ritmato e costante, animato da saltuari strappi violenti, e se questo vi ha fatto venire in mente un pensiero osceno, avete centrato in pieno la metafora che ero intenzionato a rappresentare.

Assodato (da un bel po’) che il bene e la fedeltà di una donna, la certezza di una carriera, la morte propria e altrui, sono tutte cose che nella vita non si possono controllare, ciò che mi chiedo, oggi e qui, è come si  possa arrivare a calcolare il giusto rapporto tra il sentire ed il temere, tra l’abnegazione e la dignità, tra il dolore e l’accettazione. Diceva Michael Jordan, in uno spot miliardario realizzato per Gatorade una ventina d’anni fa, che il difficile non è andare avanti, ma l’avere un qualcosa da portare a termine. Dopo aver preso senza pietà da persone a cui non davo nulla, ed aver dato in modo incondizionato a chi non aveva nulla da offrirmi. Dopo aver accettato punti di vista diversi sforzandomi di farli coincidere con i miei soltanto per non prestare il fianco a manifestazioni di rifiuto nei miei riguardi. Dopo aver sminuito le cose per me importanti soltanto per non indossare i panni del lato debole nei confronti di chi le ritiene di minor conto. Dopo aver peccato di pigrizia per poi ritrovarmi a doverne pagare lo scotto. Dopo aver ricevuto notizie tragiche a cui tento con tutto me stesso di voltare ancora le spalle immobilizzato dalla paura di doverne affrontare lo spettro in tutte le sue sembianze. Chiedo oggi di ricevere la grazia di un’ispirazione illuminante: in questo mare di compromessi, di strade senza uscita, di scelte che ti preservano da un certo tipo di conseguenze ma te ne comportano altre per definizione e viceversa; per cos’è che vale esattamente, davvero, la pena d’alzarsi alla mattina? Io non chiedo che sia facile, io pretendo che ne possa valer la pena.

 

 

 

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